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Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Campania

Archivio storico

“Diocesi di Pozzuoli”

[/ultimate_heading][vc_accordion active_tab=””][vc_accordion_tab title=”Introduzione >>”][vc_column_text]Introduzione
Il materiale documentario oggi esistente nell’archivio diocesano di Pozzuoli è ben poca cosa rispetto a quanto, presumibilmente, deve essere stato prodotto da una fonte archivistica tanto importante. Le vicende della storia, ancor più quelle legate al fenomeno del bradisismo e soprattutto l’ incuria degli uomini e la scarsa sensibilità verso la cultura archivistica hanno fatto sì che la gran parte del materiale andasse perduto. L’archivio diocesano e quindi anche quello capitolare sono rimasti abbandonati nell’antica sede vescovile al rione Terra di Pozzuoli per quattordici anni, a partire dal momento dell’ evacuazione dell’ intera zona, disposta a seguito del bradisismo del 1970. Nel 1984, in attuazione della legge 748/83 “Per gli interventi urgenti connessi all’area flegrea”, furono erogati dei fondi grazie ai quali si programmò anche il recupero dell’archivio della curia che fu trasportato in alcuni locali del villaggio del Fanciullo a Pozzuoli. La sede attuale della curia fu successivamente costruita nelle immediate vicinanze del villaggio stesso ed all’ archivio fu destinato un ampio salone, attrezzato con armadi metallici. Del capitolo puteolano si ha notizia per la prima volta in un documento pergamenaceo datato 3 dicembre 1249 con la denominazione di Congregatio Clericorum Sante Sedis Puteolane . I canonici che, riuniti nel capitolo, assistevano il vescovo sia nel governo pastorale sia nel servizio liturgico, per celebrare le messe si riunivano nella chiesa della SS. Trinità presso la cattedrale e da qui cambiarono il titolo in Congregatio Sancte Trinitatis . Dal 1300 in poi il capitolo diventò una casta privilegiata occupata soprattutto ad aumentare poteri e vantaggi economici. Ne è una prova, ben due secoli dopo, nel 1538 la lentezza nell’organizzazione della ricostruzione della cattedrale, per ultimare la quale furono impiegati circa venti anni. Oltre allo spostamento degli interessi da spirituali ad economici, un’ altra sostanziale trasformazione avvenne nel capitolo: mentre nella prima metà del secolo XV i canonici erano tutti presbiteri, in seguito assunsero il canonicato non pochi laici, appartenenti a famiglie nobili e all’alta borghesia, creando così delle vere e proprie dinastie. Tra queste famiglie ricordiamo i Russo, i de Composta, i Capomazza, i de Bonomo . Anche la documentazione cartacea è molto antica ed infatti nell’archivio è conservato un decreto di Innocenzo VI relativo al pagamento delle decime datato 22 aprile 1362 ( S IV SS7 b. n° 51 fasc.1 ) . Tale documentazione è stata oggetto di riordinamento ed è composta quasi esclusivamente da documenti sciolti che, prima dell’inizio del lavoro, erano conservati senza alcun ordine nei raccoglitori. Il lavoro è stato suddiviso in varie fasi. La prima fase, consistita nella schedatura dei documenti, ha prodotto 1500 schede, numerate progressivamente con l’indicazione dell’ oggetto e dei dati cronologici. La seconda fase, è consistita nel controllo delle schede e nell’attribuzione delle stesse a serie ipotizzate che, soprattutto nelle sottoserie, sono molto particolareggiate poiché ideate sulla base di documenti esistenti. La serie più ricca e complessa è la IV, che riguarda l’amministrazione, poiché in essa confluiscono i documenti relativi alla gestione del personale e del patrimonio che, soprattutto nei secoli passati, era cospicuo. Sono stati schedati quindi documenti contenenti descrizioni di terreni, di case, di liti; a tal proposito vi è un carteggio che riguarda il mare di Fumosa, oggetto di lunghissime trattazioni dal XVII al XIX secolo. Infatti nell’archivio capitolare (S.IV SS b.22 fasc.8 bis) vi è un’ampia documentazione dal 1634 sulle molestie subite dai pescatori che si recavano con le loro barche per gettare le reti in quelle acque. Il castellano di Baia e i suoi soldati volevano impedire di pescare nelle acque di Fumosa, antistanti l’antica fortezza oggi sede del Museo Archeologico dei Campi Flegrei. Curiosa è la documentazione relativa alla puntatura. Vi è infatti un canonico punctator che ha l’ incarico di annotare tutti coloro che sono assenti dal coro per distribuire equamente le retribuzioni tra quelli presenti. L’annotazione viene fatta simbolicamente puntando sul foglio uno spillo e lasciando tanti buchi quante sono state le assenze. Unitamente al carteggio relativo ai canonici, è stato ritrovato quello degli ebdomadari, che nel capitolo di una cattedrale compiono un ufficio della durata di una settimana a turno con gli altri canonici. La documentazione riguardante questi sacerdoti è stata considerata come archivio aggregato e quindi è stata schedata e inserita in due serie specifiche. I problemi affrontati sono stati molteplici. Ne è un esempio il carteggio riguardante gli ebdomadari anche perché non esiste una pubblicistica sufficientemente consolidata che faccia da punto di riferimento. A questo proposito va sottolineato che nel mese di dicembre del 2000 il direttore dell’archivio storico diocesano, nell’effettuare un sopralluogo nella basilica cattedrale del Rione Terra, ha rinvenuto nel sottotetto della sala capitolare, e precisamente in uno stanzino il cui ingresso era murato, ben venti buste contenenti circa sessanta fascicoli appartenenti all’archivio degli ebdomadari dal 1634 al 1970. Il casuale ritrovamento di queste carte cambia notevolmente non solo la consistenza ma la struttura stessa dell’inventario dell’archivio aggregato degli ebdomadari. Si deve dunque considerarlo provvisorio e integrarlo al più presto con la schedatura dei documenti ritrovati. Molto particolare è l’indice toponomastico perché mentre la denominazione di alcuni luoghi è rimasta invariata per altri è totalmente diversa. Inoltre molti di questi luoghi, nel corso dei secoli, hanno cambiato il loro aspetto e la loro funzione e quindi, attraverso la lettura dei documenti che finalmente sono patrimonio di tutti, si ha un ulteriore strumento per capire l’evoluzione che hanno avuto nel tempo i Campi Flegrei.
Angela Spinelli[/vc_column_text][/vc_accordion_tab][/vc_accordion][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1524476256281{margin-top: 50px 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